FINANZA &MERCATI

 
 
 
Crisi del credito: Borse, Governi e Banche centrali
 
HOME DEL DOSSIER
Cronaca / Europa e Mondo
Le mosse dei Governi
Politiche monetarie
Borse / Analisi
Petrolio e valute
Banche e depositi
Interviste
Analisi e commenti

Risparmiare sulle pensioni per finanziare l'emergenza

di Guido Tabellini

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
2 Novembre 2008

Torna ad affacciarsi l'incubo del debito pubblico. Nei giorni scorsi, il differenziale tra i rendimenti sui titoli di stato italiani e tedeschi è tornato sopra l'1,3%. Non avveniva dal 1997, due anni prima della nascita dell'euro.
L'aumento dei tassi è facile da spiegare. La crisi ha costretto gli Stati a offrire garanzie sulla solvibilità dell'intero sistema finanziario. Le banche italiane sono più solide di quelle di molti altri Paesi europei, e le garanzie statali di conseguenza meno ingenti. Ma la forza delle garanzie è direttamente proporzionale alla credibilità di chi le offre. E per via del suo alto debito pubblico, lo Stato italiano non può essere più credibile di tanto. Anche senza nuovi esborsi per sostenere le banche, nei prossimi 12 mesi vi sono circa 300 miliardi di debito pubblico italiano in scadenza, quasi un quarto del reddito nazionale al netto degli ammortamenti, e più che in qualunque altro Paese europeo. Tra i Paesi emergenti, è capitato più di una volta che una crisi bancaria degenerasse in crisi del debito di uno Stato sovrano. Nel dopoguerra, ciò non è mai successo tra i Paesi avanzati. Ma questa crisi non ha precedenti, e i mercati cominciano a mettere in conto anche questa possibilità.
In passato molti si erano illusi che l'euro fosse sufficiente a proteggerci, e a tenere basso il costo del debito indipendentemente dalle sue dimensioni. Due anni fa, ad esempio, settanta economisti firmarono un appello per indurre l'allora Governo Prodi a non perseguire l'obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil, limitandosi a tenerne stabile il rapporto (il manifesto, 16 luglio 2006). È anche per via di queste illusioni che in passato non abbiamo approfittato delle circostanze favorevoli, come invece hanno fatto altri Paesi europei. Nel 2000 il debito pubblico italiano era il 109% del prodotto interno lordo. Da allora è sceso di soli 5 punti percentuali. Ora paghiamo le conseguenze di questi ritardi. Ma come sempre in questi casi, l'errore diventa evidente nel momento peggiore. Oggi l'economia, reale e non solo finanziaria, ha bisogno di essere sostenuta da una politica fiscale più espansiva. La crisi che incombe sull'economia mondiale è troppo severa per poter rinunciare a questo strumento.
Tuttavia, l'ampliarsi del differenziale sui tassi di interesse impone anche di non abbandonare il percorso di rientro del debito pubblico.
Questo ha due implicazioni per la politica economica. Primo, il sostegno alla domanda aggregata deve essere dato con strumenti mirati (accelerazione degli investimenti pubblici, espansione degli ammortizzatori sociali, sgravi d'imposta sui redditi più bassi, sostegno del credito alle imprese), senza tuttavia abbandonare il rigore sulle altre voci di spesa, in particolare sul pubblico impiego e sui trasferimenti ai governi locali.
Secondo, eventuali provvedimenti di espansione del disavanzo vanno accompagnati da interventi in senso opposto, differiti nel tempo. In particolare vi è una voce di spesa su cui è possibile intervenire oggi per ottenere risparmi domani: le pensioni.
Oggi viviamo circostanze eccezionali, che richiedono uno sforzo particolare. Non possiamo permetterci di stare a guardare che la crisi finanziaria si trasmetta all'economia senza intervenire. Ma al tempo stesso, dobbiamo mantenere la fiducia sul debito pubblico.
Entrambi questi obiettivi possono essere raggiunti, proponendo uno scambio che è nell'interesse di tutti: più investimenti pubblici e più sostegno ai disoccupati e ai redditi bassi oggi, in cambio di un innalzamento graduale dell'età di pensionamento e di una riduzione futura della spesa pensionistica.
I cittadini capirebbero. Speriamo che lo capiscano anche i loro rappresentanti politici.

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-